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L’anca e le sue patologie

L’anca e le sue patologie

Introduzione

L’anca sostiene un peso importante. Si tratta dell’articolazione che ha su di sé il carico maggiore di tutto il corpo umano. Siamo di fronte ad un’articolazione sferica, pertanto i movimenti dell’anca sono molto ampi. Essa fa praticamente parte di ogni movimento del corpo umano. Un’anca sana riesce a farsi di carico di circa un milione e mezzo di movimenti, conosciuti come “variazioni di carico”, per anno. Non ha su di sé esclusivamente il peso normale del corpo, ma in base alla tipologia di movimento supporta un carico decisamente più elevato a quello corporeo. Alla luce del rapporto di leva, ad esempio, una camminata a ritmi non elevati costringe l’anca a tre volte il perso del corpo, mentre una camminata con passo sostenuto addirittura fino a sette volte. L’articolazione dell’anca mette in trasmissione il femore (osso della coscia) all’acetabolo (alloggiamento dell’anca) nel bacino.

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    La testa del femore, di forma sferica, è posizionata sulla porzione superiore del femore. Ha intorno una cartilagine liscia e ad ogni movimento scivola dentro all’acetabolo, anch’esso rivestito con uno strato rilevante di cartilagine.

    Una capsula articolare ha in sé l’articolazione dell’anca e con la muscolatura, tendini e legamenti vicini contribuisce alla stabilizzazione della testa femorale nell’acetabolo quando si muove. Il rivestimento che si trova dentro alla capsula articolare da origine ad un fluido viscoso, conosciuto anche come “liquido sinoviale”. Quest’ultimo nutre la cartilagine articolare e ne garantisce l’elasticità facendo sì che rimanga allo stesso tempo uno spazio fra le due ossa dell’articolazione. In questa maniera, il movimento rimane fluido e indolore. La testa del femore e la cavità acetabolare hanno attorno la cartilagine.

    Le patologie dell’anca sintomi e cause

    L’artrosi dell’anca, nota anche come “coxartrosi”, è una delle patologie articolari più ricorrenti. L’artrosi è il logorio graduale della superficie dell’articolazione, ovvero lo strato di cartilagine che preserva l’articolazione viene danneggiato e non riesce più a fungere da ammortizzatore alle sollecitazioni. Le ossa entrano in contatto in maniera diretta l’una contro l’altra all’interno dell’articolazione, consumandosi e deformandosi.

    Questo processo da origine ad un grande dolore, che si presenta all’inizio solo in seguito ad un certo grado di esercizio fisico, ma, con l’andare avanti della malattia, il dolore si presenta sempre più spesso, fino ad esserci anche quando si riposa. In caso di stadi terminali, la maggioranza dei pazienti denuncia con costanza un forte dolore. In genere il dolore dell’anca si sente soprattutto in prossimità della zona dell’inguine da cui può irradiarsi a tutta la coscia fino al ginocchio e anche oltre e sulla natica. Le cause alla base dell’artrosi generalmente non sono conosciute.

    Diversamente sono noti i fattori e le patologie che facilitano l’insorgere dell’artrosi. Le cause primarie sono l’età e il fisiologico deterioramente delle articolazioni negli anni. Con l’invecchiamento, lo scheletro tende ad indebolirsi e degenera prematuramente. Il rischio di coxartrosi si innalza con l’aumentare dell’età. Sicuramente, un’errata postura, sforzi esagerati e obesità rappresentano ulteriori fattori di rischio. Diverse delle persone con artrosi dell’anca sono incappati in questa patologia praticando sport.

    L’artrosi dell’anca può essere definita “primitiva” se interessa articolazioni solo all’apparenza integre, oppure secondaria a patologie delle articolazioni come la lussazione congenita dell’anca o fratture. I pazienti che patiscono i dolori dell’artrosi dell’anca camminano in maniera claudicante, in quanto la persona cerca in ogni maniera di diminuire il carico sull’anca, aumentando in questo modo la zoppia di fuga.

    Gli elementi che possono predisporre all’artrosi sono:

    • Infiammazioni articolari, provocate da patologie reumatiche o metaboliche, un insufficiente apporto ematico dell’articolazione dell’anca e il peggioramento delle condizioni della testa del femore conosciuta come necrosi della testa femorale;
    • Incidenti e lesioni che interessano la cartilagine o fratture pelviche, acetabolari e del femore possono rappresentare un altro motivo di degenerazione dell’articolazione;
    • Le deformità congenite che possono essere all’origine di problematiche articolari dolorose. La displasia dell’anca si presenta durante la fase infantile quando l’acetabolo non si è ancora totalmente sviluppato con annessa mancanza di stabilità della testa del femore, che spesso è morbida, nell’acetabolo. Oggigiorno è frequente sottoporre i neonati ad esami per escludere questa malattia. I casi meno preoccupanti comportano esclusivamente un ritardo dello sviluppo su cui si può intervenire nelle settimane immediatamente successive alla nascita. Nei casi più gravi il piccolo può essere oggetto di terapia conservativa, ad esempio con un divaricatore per far sì che l’acetabolo possa formarsi nella giusta maniera, il ricorso alla chirurgia tuttavia non può essere escluso. Una displasia grave, non curata, può intaccare l’anca per sempre provocando forte dolore e in seguito in età adulta può essere all’origine di una forte artrosi.

    La diagnosi delle patologie dell’anca

    Per diagnosticare le problematiche all’anca si fa solitamente ricorso ai raggi X. Questi ultimi rendono nera una lastra. Il diverso grado di assunzione delle radiazioni da parte dei tessuti genera un contrasto naturale. I tessuti molli, come la muscolatura, i tendini e tessuto adiposo prendono molto poco le radiazioni e quindi non sono visibili.

    Le ossa, al contrario, assumono molto le radiazioni e generano ombre bianche sull’immagine radiografica. In presenza di artrosi, la cartilagine deteriorata non è visibile, tuttavia il chirurgo ortopedico riesce a rintracciare la carenza di cartilagine mediante la distanza dei capi articolari. Anche le strutture ossee, le deformità ossee e la crescita delle ossa possono mostrare lo stato a cui è arrivata l’artrosi.
    Un altro metodo per procedere alla diagnosi è la tomografia computerizzata (TC). All’interno di una scansione TC, i raggi X sono registrati da vari rilevatori. In questa maniera è possibile avere dati utili sul tessuto analizzato. Utilizzando quanto raccolto, il computer genera immagini in sezione. I tessuti assumono varie tonalità di grigio che possono essere riconosciute le une dalle altre. La TC rintraccia con chiarezza qualsiasi tipo di problematica alle ossa e identifica anche le parti molli come la muscolatura e la cartilagine.

    C’è poi la risonanza magnetica. Quest’ultima non fa ricorso ai raggi X, ma ai campi magnetici. Il corpo dell’uomo è formati da diversi magneti biologici. La risonanza riesce a misurare quando, dove e quale tipologia di energia è rilasciata dall’organismo e traduce questi dati in immagini in sezione. Le strutture della parte interna dell’articolazione, come cartilagine e tessuti legamentosi sono facilmente distinguibili attraverso la risonanza magnetica.

    Trattamenti per la cura delle patologie dell’anca

    Dopo aver diagnosticato la patologia, lo specialista ragiona sull’ipotesi di attivare un iter conservativo segnando dei cicli fisioterapici oppure ricorrendo alla chirurgia, mediante una sostituzione dell’articolazione con un’artroprotesi. La fisioterapia diventa quindi un metodo fondamentale sia nel trattamento conservativo che nel pre e post-chirurgico, in quanto permette di intervenire sul mantenimento e/o il recupero dell’articolarità, sul rinforzo dell’arto inferiore indebolito dal ridotto uso e sull’allenamento all’idonea deambulazione.

    I trattamenti strumentali come tens, ionoforesi, tecar, laser e ultrasuono garantiscono, altresì, una riduzione dei dolori. È consigliato associare un massaggio di gluteo e coscia per rimuovere la contrazione muscolare dell’arto consentendo così ai muscoli di poter lavorare correttamente.

    L’idrokinesiterapia è indicata nel trattamento conservativo e prima di sottoporsi ad intervento chirurgico. Il trattamento in acqua può essere proseguito dopo aver fatto trascorrere qualche settimana rispetto alla data dell’operazione chirurgica di installazione della protesi, nel momento in cui la ferita si è rimarginata. È necessaria ovviamente la valutazione del medico.
    Nelle artrosi più gravi la fisioterapia è, dunque, il più delle volte un ottimo supporto alla chirurgia permettendo alla persona di arrivare all’intervento chirurgico con un’adeguata preparazione fisica. Permette, altresì, un recupero decisamente più veloce nel post-chirurgico scongiurando che la persona assuma un atteggiamento errato che potrebbe essere alla base di un insuccesso dell’operazione chirurgica a lungo termine.

    Nei casi più gravi, il trattamento fisioterapico non sostituisce il ricorso alla chirurgia. È corretto dire che lo affianca e lo completa. In caso di giovani e nelle coxartrosi in fase iniziale, invece, permette di posticipare il più a lungo possibile l’operazione chirurgica e nello stesso tempo di preparare idoneamente le strutture muscolo – tendinee con un successivo più rapido recupero dopo l’intervento.

    Alcuni esercizi per l’anca

    Per mettere a freno la coxartrosi è fondamentale tenere a bada il peso e fare costantemente attività fisica con lo scopo di continuare ad avere un’idonea mobilità. Esistono diversi esercizi da svolgere per rafforzare la muscolatura che stabilizza l’articolazione e incentivare la mobilità. Attraverso questi sarà più facile lenire i dolori e mantenere una postura idonea.

    È importante, tuttavia, cominciare gradatamente e senza forzare, a maggior ragione se non si fa regolarmente attività fisica; ricordare di respirare al fine di ossigenarsi nella giusta maniera; prendere un tempo di pausa tra un esercizio e l’altro; incrementare il numero di serie, la difficoltà o la durata degli esercizi in maniera progressiva, continuando comunque ad ascoltare il proprio corpo e le sensazioni; impegnarsi nella regolarità nella pratica evitando momenti di scoramento in quanto, sovente, per avere benefici occorreranno molti giorni.

    Esercizi per coxartrosi debuttante

    • Oscillazioni avanti e indietro della gamba: questo esercizio porta al rilassamento dell’articolazione coxo – femorale, in particolare dopo essere stati per molto tempo seduti. In piedi, mettere un piede su uno scalino o su un piccolo sgabello stabile per avere un arto che possa muoversi liberamente. Tenersi con un mano ad un elemento fisso per rimanere in equilibrio e far oscillare la gamba avanti e indietro con un movimento simile ad un pendolo senza muovere la schiena, che deve rimanere dritta. È possibile mettere la mano libera sul fianco per verificare che non si stia muovendo la schiena. Proseguire con il movimento fino a quando non si ha la percezione di avere l’articolazione più sciolta.
    • Allungamento muscolare del quadricipite: tale esercizio, portando ad un allungamento dei muscoli della coscia, porta a mantenere l’estensione posteriore necessaria per fare il passo. Mettere un piede in avanti e rimanere con l’altro ben saldo al pavimento, anche con il tallone. La gamba deve essere tesa. Piegare il ginocchio rimanendo con l’altra gamba ben tesa. Rimanere in questa posizione per una decina di secondi. È importante arrestarsi quando è eccessivamente doloroso.
    • Flessione dell’anca: questo movimento è importante per mantenere o recuperare la flessione dell’anca. Sedersi, appoggiare un piede su una piccola altezza come uno sgabello e andare con il busto in avanti. È fondamentale rimanere con la schiena dritta. Rimanere in questa posizione per circa dieci secondi. Ripetere per cinque volte.
    • Rinforzo del gluteo: questo esercizio occorre per rendere tonica la muscolatura del gluteo, al fine di scongiurare la zoppia a vantaggio di un’idonea deambulazione. Sdraiarsi con le gambe piegate. Dopodiché sollevare il bacino evitando di incurvare la schiena. Durante l’esercizio portare i talloni distanti dalle natiche, qualora si presentassero crampi o fastidi alle ginocchia. Rimanere in questa posizione per una decina di secondi. Ripetere il movimento per cinque volte.

    Esercizi per coxartrosi avanzata

    • Abduzione dell’anca da seduti: tale esercizio facilita a mantenere l’adduzione delle anche, resa complicata a causa del dolore. Sedersi a cavalcioni su una sedia, mantenere il busto più dritto possibile. All’inizio posizionarsi sul bordo con le anche non troppo aperte. Rimanere in questa posizione per circa quindici minuti. Portarsi vicino gradatamente allo schienale della sedia, per fare sì che le anche si aprano gradualmente.
    • Rigidità al risveglio: questo esercizio porta al rilassamento e a sbloccare l’articolazione. Prima di levarsi dal letto la mattina, supini e con gli arti inferiori distesi, fare pressione verso il fondo del letto i talloni (uno volta uno e poi l’altro). Rimanere con le gambe tese e stirarsi gradatamente. Eseguire l’esercizio fino a quando non si ha la sensazione di essere più sciolti.
    • Flessione dell’anca: tale esercizio facilita a mantenere e recuperare la flessione dell’anca. Posizionarsi su un letto o sopra un divano, dopodiché portare il ginocchio verso il petto agevolando il movimento con le mani e flettendo i gomiti. L’altra gamba deve rimanere tesa. Durante la flessione, espirare tirando in dentro la pancia. Distendere semplicemente i gomiti per il ritorno. Qualora il piegamento del ginocchio provocasse del dolore, posizionare le mani sotto la coscia o aiutarsi con una cinta o una sciarpa. Rimanere in questa posizione per una decina di secondi e ripetere.
    • Rinforzo del gluteo: questo esercizio è importante per rendere tonici i muscoli del gluteo. Sdraiarsi supini, un ginocchio piegato e il piede a terra mentre l’altra gamba rimane testa. Procedere con un movimento di pressione come per portare il tallone verso il basso. Non alzare il bacino, è fondamentale avvertire il gluteo che si contrae. Rimanere in questa posizione per circa una decina di secondi.

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