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L’ernia cervicale, come si cura con la ginnastica posturale

L’ernia cervicale, come si cura con la ginnastica posturale

Ernia cervicale sintomi

Introduzione

L’ernia cervicale è una patologia a carattere benigno, ma che può essere molto invalidante in quanto in numerosi casi è accompagnata dal sopraggiungere di un dolore forte che costringe il paziente all’inattività. Quest’ultima, talvolta, è addirittura alla base di un peggioramento dei sintomi dolorosi.
È quindi evidente che l’ernia cervicale, nonostante non si tratti di una patologia decisamente grave, rimane comunque una condizione che può ridurre fortemente la qualità della vita delle persone che ne sono colpite, sia in ambito professionale sia per quanto concerne tutti gli altri aspetti della quotidianità, dalle relazioni, allo svago, allo sport.

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    Un pò di anatomia

    I dischi intervertebrali sono composti da tre parti:

    • una porzione periferica,
    • una porzione centrale detto nucleo polposo
    • una placca finale.

    Qualora gli sforzi a cui i dischi intervertebrali sono sottoposti sono eccessivi o se, a causa di fenomeni di usura, si ha una degenerazione dei dischi può verificarsi, sotto la spinta del nucleo polposo, una rottura dell’anulus con successiva ernia discale, ovvero fuoriesce il nucleo polposo dalla sua sede naturale.

    Sostanzialmente alla base di un’ernia cervicale ci sono traumi o fenomeni usuranti, diversi esempi sono riconducibili a problematiche come:

    • colpo di frusta,
    • difficoltà muscolari e debolezza dei tessuti legamentosi,
    • posture errate durature nel tempo,
    • tensione muscolare cronica su testa e spalle,
    • artrosi cervicale,
    • incremento dei carichi sul rachide cervicale,
    • indebolimento dei dischi intervertebrali con l’avanzare dell’età,
    • vibrazioni all’altezza del rachide cervicale,
    • sollecitazioni reiterate a lungo nel tempo.

    Quando parliamo di ernia cervicale, è importante specificare se intendiamo un’ernia cervicale molle o un’ernia cervicale dura. Nel primo caso si intende un’erniazione che interessa esclusivamente il nucleo polposo, mentre nel secondo caso si tratta di un’ernia cervicale in cui si verifica una degenerazione del nucleo polposo con osteofitosi (formazione di osteofiti) dei corpi vertebrali. In alcuni casi l’ “ernia cervicale dura” è anche denominata osteofitosi margino – somatica.

    L’ernia cervicale molle è causata dall’usura e dalla degenerazione del disco intervertebrale, nella maggior parte delle volte dopo un trauma (ad esempio colpo di frusta). Molto spesso, per circa l’80 percento dei casi, l’ernia cervicale molle è rilevata a livello delle vertebre C6 e C7, mentre in altri casi tra la vertebra C5 e la vertebra C6. Le persone più soggette a questa variante di ernia sono individui al di sotto dei cinquant’anni. I sintomi che la contraddistinguono sono il dolore al collo che interessa anche al braccio, fastidio di maggiore intensità quando ci si sveglia, torcicollo e senso di rigidità all’altezza della cervicale.

    L’ernia cervicale dura è meno ricorrente: alcune volte è associata ad una stenosi del canale neurale. I sintomi, che solitamente vengono fuori gradatamente, è caratterizzata da un dolore radicolare al quale sono spesso accompagnate difficoltà muscolari e alterazioni dei riflessi osteo – tendinei.

    Anatomia della cervicale e del disco

    Sintomi dell’ernia cervicale

    Il sintomo più importante dell’ernia cervicale è il forte dolore che può interessare l’arto superiore (brachialgia), in varie parti del braccio, avambraccio e mano a seconda di quale radice spinale è interessata nel decorso dell’ernia. Se oltre alla brachialgia, l’individuo sente dolore anche in zona cervicale si tratta di cervico – brachialgia. Il dolore percepito è quindi causato dalla compressione che l’ernia cervicale esercita sulla radice nervosa. In vari casi il dolore non è il solo sintomo che contraddistingue la patologia in oggetto.

    La compressione che si verifica, in presenza di ernia, sulla radice nervosa può anche generare a difficoltà nel moto, parestesie e debolezza delle articolazioni. In diverse situazioni l’ernia cervicale può fare pressione sul midollo spinale e questo genera ad una situazione conosciuta come mielopatia cervicale.

    Si tratta di una patologia degenerativa su base artrosica che di solito emerge in maniera progressiva e in età avanzata; il sintomo più frequente è una certa difficoltà nella deambulazione connessa ad un senso di debolezza agli arti inferiori accompagnata ad un senso di pesantezza delle braccia e una sensazione di mancanza di agilità delle mani.

    Ernia del disco cervicale

    Ernia cervicale, esami da effettuare

    Qualora si sospetti la presenza di un’ernia cervicale è fondamentale fare alcuni esami. Solitamente i medici prescrivono una radiografia del rachide cervicale. Quest’ultima occorre sia per escludere altre situazioni che possono dare vita ad una sintomatologia simile a quella dell’ernia cervicale sia ad esaminare il grado di artropatie od osteopatie connesse. La certezza della diagnosi può arrivare solo ed esclusivamente mediante una risonanza magnetica (RM) o una TAC. La risonanza magnetica è fondamentale in quanto mette in luce non solo l’erniazione, ma anche eventuali patologie discali superiori, un tratto più lungo del rachide vertebrale, il midollo, legamenti e stati degenerativi delle ossa.

    Per l’evidenziazione della componente ossea, la TAC risulta essere più sensibile della risonanza magnetica. In caso di diagnosi di ernia si può ricorrere anche all’elettromiografia, mielografia e discografia. In questi ultimi due casi, siamo in presenza di esami decisamente invasivi.

    Ernia cervicale quali gli esami da eseguire

    La mielografia è un test radiologico con contrasto che viene svolto sul midollo spinale e ha la finalità di indagare circa la presenza di eventuali condizioni patologiche o traumi che interessano il midollo, compresa la localizzazione cervicale. La mielografia solitamente si esegue allorquando si teme la presenza di un’ernia cervicale, nonostante risonanza magnetica e TAC abbiano dato esiti negativi.

    La discografia prevede l’iniezione di un mezzo contrasto in zona cervicale con l’obiettivo di rintracciare precisamente l’origine del dolore. Normalmente si ricorre a questo test nel momento in cui il dolore è così forte da far prendere in considerazione un intervento chirurgico. La discografia è sempre accompagnata ad una tomografia computerizzata al fine di avere più informazioni possibili.

    Cure farmacologiche

    Il rachide cervicale è spesso oggetto di traumi diretti o indiretti, di protusioni del disco o ernie, di artrosi vertebrale e contratture da stress – emotive. I rimedi sono diversi: si può ricorrere a farmaci antinfiammatori, a base di cortisone, miorilassanti (terapia medico – fisiatrica). In questo caso la finalità è quella di ridurre il processo di infiammazione e i sintomi dolorosi.

    Per questa ragione sono solitamente utilizzati i FANS o, qualora si voglia che l’azione sia più forte, farmaci a base di cortisone accompagnati ad antidolorifici. In presenza di spasmi muscolari può essere consigliato, congiuntamente a farmaci miorilassanti, l’uso di un collare. Infatti l’irritazione meccanica provocata dai movimenti del collo può aggravare molto i sintomi.

    Ginnastica posturale per l'ernia cervicale

    In caso di ernia cervicale è importante anche la ginnastica posturale, sono infatti importanti le indicazioni riguardanti le posture da tenere e quelle da evitare per agevolare il recupero e il percorso di riabilitazione del nervo irritato. Esistono, pertanto, appositi esercizi da svolgere autonomamente o sotto la guida del terapista. La sintomatologia in caso di ernia del disco cervicale possono essere leniti attraverso una posizione del collo che abbia un’inclinazione e rotazione dal lato apposto del dolore. In questa maniera le radici avranno più spazio per scorrere e potranno giocare di questo per diminuire lo stress lesivo. Un altro metodo per alleggerire i sintomi è inclinare la testa dalla stessa parte del dolore, in particolare se il test di tensione del plesso brachiale ha una forte positività e una notevole differenza con l’arto che non presenta problemi.

    È importante anche la scelta del cuscino che si utilizza durante il sonno. In caso di ernia cervicale è consigliabile usare più di un cuscino con il collo maggiormente piegato e incrementando lo spazio per lo scorrimento delle radici nervose oggetto dello stato infiammatorio. Come per numerosi altri casi, anche per l’ernia cervicale, il trattamento fisioterapico deve essere composto da terapia manuale ed esercizi.

    Le trazioni cervicali, il glide cervicale laterale e le mobilizzazioni delle radici nervose sono trattamenti riconosciuti come idonei dalla letteratura e dalla pratica clinica. Sono, al contrario, decisamente sconsigliate le manipolazioni vertebrali in particolare in caso di radicolopatia cervicale. Diversi esercizi per l’ernia cervicale possono altresì facilitare un riequilibrio della muscolatura del collo, sovente disfunzionale in questi pazienti: esercizi per il flessore profondo e per il muscolo trapezio inferiore e gran dentato possono comporre un adeguato alleato all’interno di un piano di trattamento razionale e ben calibrato.

    La rieducazione posturale Mezieres è uno dei trattamenti più indicati per avere dei risultati a lunga gittata. Occorre precisare che questa metodologia non è affatto rapida, anzi è talvolta definito lento. Si tratta, infatti, di una seduta settimanale per almeno due o tre mesi. La lunghezza del percorso è dovuta al fatto che i mutamenti posturali hanno bisogno di almeno sette giorni per essere metabolizzati e offrire un reale vantaggio. Sarà, dunque, opportuno dividere l’intervento di riabilitazione in una fase acuta (per contrastare la sintomatologia) e una fase riabilitativa conservativa per intervenire sulla causa.

    Ernia cervicale la ginnastica posturale

    Terapia strumentale

    Fra le terapie strumentali efficaci in caso di ernia cervicale c’è la tecarterapia. La tecar è molto richiesta dai pazienti, alla luce dell’alto numero di patologie su cui può intervenire in particolare quando è coinvolto il rachide cervicale o si è in presenza di contratture e sindromi discali.

    La tecarterapia, nata circa un ventennio fa per la medicina dello sport, oggigiorno è usato anche in caso di patologie osteo – articolari e muscolari nelle fasi gravi, croniche e traumatiche. È consigliabile sottoporsi a sedute di tecar in caso di stato infiammatorio di un disco e quindi in presenza di ernia, di protusioni o artrosi.

    È importante che l’addetto intervenga con lo strumento nelle zone interessate da contrattura antalgica che provocano limitazioni nei movimenti e la mobilità della testa nei diversi piani dello spazio. Solitamente si effettua una seria di circa dieci sedute e le risultanze giungono gradatamente con il passare delle sedute e dopo circa una decina di giorni dalla conclusione del ciclo di tecarterapia.

    Qualora si presenti un’ernia cervicale è utile sottoporsi anche a sedute di magnetoterapia. Quest’ultima agevola l’irrorazione vascolare. Allo stesso modo, agevola la ripolarizzazione delle cellule dei muscoli direttamente interessate nella contrazione. In questo modo la magnetoterapia esercita una decisa azione antidolorifica e antinfiammatoria.

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